domenica 26 luglio 2015

Lo chalet dei fantasmi - terza e ultima puntata

Ed eccoci giunti alla terza e ultima puntata dell'ultimo giallo tratto dal cassetto segreto della giovane P.A. Mirabelli. E quando dico ultimo, intendo dire che la nostra amica con Lo chalet dei fantasmi ha davvero dato fondo al serbatoio delle sue fatiche adolescenziali. Ma non disperate! A parte l'avvicinarsi della release di una nuova fanfiction dei Tre Investigatori da parte del misterioso e pigro Arthur Robertson, che però non trascuro di pungolare quotidianamente, per noi c'è anche la concreta speranza che, dopo trent'anni, il motore giallistico di P.A. Mirabelli si sia rimesso in moto grazie alla nostra iniziativa! Incrociate le dita!


IX

Mirko fu il primo a riaversi dalla sorpresa e afferrò il pacchetto, aprendolo.
- Che schifo! – esclamò porgendo l’involucro aperto agli altri. 
- E questo cos’è? – chiese Marianna con aria disgustata. 
- Sembrerebbe… - fece Davide. – Una lucertola tagliata a pezzi!-
Deborah si allontanò velocemente dal gruppo, mentre Luca guardava incuriosito i pezzi verdi sparsi nel sacchetto: - ma chi può aver fatto una cosa simile? E’ terribile! –
- Ormai è troppo tardi per uscire a cercare il colpevole. – Marianna si avvicinò alla finestra. – Questi scherzi cominciano a preoccuparmi. Mi chiedo che cosa ci aspetterà adesso. –
- Hai ragione. – rispose Davide. – Spero di scoprire al più presto l’ideatore di questi stupidi scherzi. E’ chiaro che sta facendo di tutto per indurci ad andare via! –
- Adotterò il suo sistema per far scappare Carlotta dalla classe. Chissà se funziona? – Mirko cercò di riportare il buonumore, gettando il pacchetto e il suo contenuto, nella spazzatura. – a proposito, dov’è Carlotta? Vuoi veder che è scappata sul serio?-
- Non so. – rispose la sorella. – Poco fa era qui. –
Così, mentre Davide cercava di riparare alla bene meglio, con  dei pezzi di cartone, il vetro, gli altri si precipitarono fuori alla ricerca della ragazza. Dopo alcuni minuti la trovarono sul retro della casa. 
- Che cosa ci fai qui? – le chiese il fratello. – ci hai fatto prendere un bello spavento! –
- Lo spettacolo non era dei miei preferiti. – si giustificò Carlotta.- Così ne ho approfittato per cercare qualche cosa che potesse sembrare una freccia. –
- Ehi, non riesci a pensare ad altro che a Oscar! – la schernì Mirko.
- Piantala! – per tutta risposta Carlotta si limitò ad andarsene.

Nel bel mezzo della notte, mentre tutti dormivano, Marianna si alzò dal letto per scendere a prendere un bicchiere d’acqua. L’idea che qualcuno si aggirasse nei pressi dello chalet non la lasciava dormire. Però, mentre era ancora sulle scale, sentì degli strani rumori provenire dalla sala da pranzo. Lentamente percorse alcuni scalini e si sporse per vedere. Una figura nera stava frugando nei cassetti! Per vedere meglio scese ancora, ma inciampò nella camicia da notte lasciando cadere il bicchiere che aveva in mano. L’uomo si accorse di lei e scappò attraverso la porta aperta. Marianna si precipitò alla porta d’ingresso ma, nell’oscurità, perse di vista l’uomo. 
- Ho sentito un rumore, cos’è stato? – Davide apparve in fondo alle scale. Marianna raccontò l’accaduto, dopo di che entrambi riassettarono la stanza. 
- Chissà che cosa cercava? – chiese la ragazza.
- Quello che cercava l’ha trovato e lo ha portato via! – rispose Davide. – Manca il foglio con il messaggio del tesoro. Sono sempre più convinto che Carlotta abbia ragione! –

La mattina successiva Davide e Marianna informarono gli amici dell’intrusione notturna e della scomparsa del messaggio. 
- Questo non fa che confermare la mia ipotesi! – fece Carlotta. 
- Già. – confermò Davide. – Inoltre questo vuol dire che noi siamo tenuti sotto controllo. –
- E’ meglio Andare a cercare un vetro. – propose Mirko guardando la finestra. 
Il fratello annuì e si alzò. – Ci vado subito.
- Questa volta vengo io con te! – esclamò Deborah alzandosi di scatto.
- No. – replicò Luca. – Ci vado io! –
- Va bene. – accondiscese Davide. – Venite tutti e due. – 
Pochi minuti dopo la partenza dell’auto qualcuno busso alla porta. Marianna aprì e Oscar e Flora comparvero sulla soglia. Mirko scoppiò a ridere guardando l’espressione tra lo stupito e il felice di Carlotta. Prontamente quest’ultima gli appioppò un calcio negli stinchi. Marianna invitò i due ragazzi a sedersi e subito vennero informati del furto di quella notte. I due ragazzi apparvero abbastanza preoccupati, ma Oscar si riprese quasi subito e propose di andare a fare una passeggiata nella neve.  Cos’ i ragazzi, tranne Marianna, uscirono. 
- Non preoccupatevi. – esordì Mirko dopo aver fatto alcuni passi. – come non lo abbiamo capito noi il messaggio, non lo capirà neanche il ladro. –
E così dicendo i ragazzi proseguirono per il sentiero innevato, finchè uscirono dal bosco prendendo un sentiero che si dirigeva verso la montagna.
- Questo posto è l’ideale per una bella sciata! – constatò Carlotta. – Peccato che… - ma non terminò la frase perché vide un’enorme valanga piombare su di loro!

X

La ragazza lanciò un urlo e prontamente tutti si gettarono a terra, dietro ad uno spuntone di roccia. La valanga volò sopra di loro ma fortunatamente non li colpì.  Poi piombò giù da un burrone.
- Accidenti!  - Esclamò Mirko rialzandosi e scrollandosi la neve di dosso. – L’abbiamo scampata bella! –
- Non credo che la valanga sia precipitata accidentalmente. Dichiarò Oscar aiutando la sorella a rialzarsi. – La formazione di valanghe è rara in questa stagione. –
- Un altro attentato, quindi! – concluse Carlotta. – Ora comincio ad esserne veramente stanca! –
Improvvisamente una palla di neve la colpì direttamente in volto.
- Mirko! – esclamò furiosa e prontamente rispose alla provocazione dell’amico lanciandogli una palla a sua volta. Così i ragazzi iniziarono una estenuante lotta a palle di neve, finchè, stremati ed infreddoliti, si avviarono verso casa.
Nel frattempo Marianna si avviò al fontanino per riempire la brocca. Arrivata alla meta, però, dovette assistere ad uno spettacolo poco piacevole: una rana era impiccata vicino al ruscello! La ragazza si avvicinò e lesse il biglietto legato ad una zampa della povera bestiolina: “Andatevene in fretta, se non volete fare la stessa fine. Firmato: Satana”Ad un tratto avvertì dei passi pacati sulla neve alle sue spalle. Sì voltò di scatto e vide una figura nascondersi dietro ad un albero. Afferrò un bastone di legno ed avanzò di qualche passo. Proprio in quel momento si udì l’arrivo dell’auto di Davide e la figura svanì velocemente tra gli alberi, prontamente seguita da Marianna. Sfortunatamente, dopo pochi metri, la ragazza perse di vista la figura e tornò a casa. 
- Marianna. – salutò Davide al suo apparire. – Ti stavo cercando. Dov’ eri? –
Marianna raccontò la scoperta ai nuovi arrivati, dopo di che aiutò Davide a sistemare il vetro alla finestra. 
Poco tempo dopo tornarono anche gli altri e tutti si scambiarono le reciproche notizie. Quindi gli ultimi arrivati si sedettero sul dondolo che si trovava in veranda, cercando di risolvere in qualche modo il quesito della mappa del tesoro. 
- Accidenti. – esclamò Carlotta. – Qui non c’è nessuna freccia. –
- E’ vero. – confermò Mirko. – abbiamo già cercato ovunque. –
Per qualche istante calò il silenzio, interrotto infine da Oscar: - Forse dovremmo cercare meglio, è impossibile che non ci sia… -
Tutti annuirono e si misero all’opera con maggiore zelo. Dopo aver messo sotto sopra lo chalet e i dintorni tornarono, delusi, sulla veranda.
- Uffa, è stato tutto inutile! – brontolò esausta Flora. – Sarebbe meglio desistere. –
- Perché? – domandò Deborah, giunta in quel momento. – Cercate una feccia, no? Ebbene, qui ne è pieno! – 
- Dove? – esclamarono tutti all’unisono.
La bambina scese gli scalini. – Ma qui, attaccate al tetto! Le ho notate subito, appena siamo arrivati. Non avevo mai visto tetti così. –
- E’ vero! – convenne Oscar alzando gli occhi. – Questo chalet è stato costruito seguendo lo stile di un tempo. –
- Un tempo tutte le case erano, per così dire, merlettate. – intervenne Mirko.
E tutti fissarono le merlettature a forma di freccia che orlavano l’intero tetto dello chalet.
- Bando alle chiacchiere! – l’interruppe bruscamente Carlotta. – Forza, cerchiamo una freccia più grossa delle altre. – 
E così la ricerca proseguì, mentre tutti continuavano ad elogiare Debora per essere stata una brava osservatrice. Però anche questa ricerca fallì miseramente. Infatti le frecce del tetto erano state costruite con rigorosa perfezione ed erano tutte identiche. 
- Accidenti! – fu la volta di Flora. – adesso non ci resta che contare 10 passi da ognuna di esse e scavare.  – 
- Fantastico! – ironizzò Mirko. – Una vacanza di tutto riposo! –
- Pazienza! – concluse Oscar. – Vorrà dire che diventeremo scavatori professionisti. Ora però si è fatto tardi. Flora ed io dobbiamo rientrare a casa. Inizieremo le ricerche domani. –
E, dopo i saluti, i due fratelli si allontanarono verso il paese. 
Dopo aver cenato, i ragazzi si dedicarono alle proprie attività tranquillamente, quando alcuni battiti alla porta d’ingresso li fecero sobbalzare! –

XI

Davide balzò dalla poltrona nella quale era sprofondato e si precipitò alla porta, che spalancò fulmineamente. Subito indietreggiò spaventato dalla grossa vipera che tranquillamente lo fissava dall’ingresso! Poi comprese che era stordita dal freddo e non esitò a scavalcarla e a gettarsi all’inseguimento della figura che si era nascosta tra gli alberi. Marianna e Mirko lo seguirono e, quando un’altra oscura figura comparve tra il folto del bosco, anche gli altri tre ragazzi si gettarono all’inseguimento. I sei correvano in due diverse direzioni cercando di raggiungere le due figure che tentavano di scappare. Improvvisamente, però, gli inseguiti si raggiunsero a vicenda, sbucando da due distinti sentieri, e presero a correre insieme. Anche i ragazzi si ricongiunsero fra loro ma, percorsi pochi metri, piombarono in una trappola! Una rete si sollevò dal terreno e i sei amici si ritrovarono intrappolati ed appesi ad un albero. Inutilmente cercarono, divincolandosi, di liberarsi, mentre le due figure di uomini sparirono dalla loro vista. 
Nel frattempo, poco distante dallo chalet, la setta si riunì nuovamente per un altro rito. Quando i due componenti inseguiti dai ragazzi si riunirono al gruppo, la cerimonia ebbe inizio. Seduti in cerchio attorno ad un fuoco acceso con al centro il paletto con la tasta d’agnello, i membri della setta osservavano, silenziosi, il loro capo. Dopo aver mischiato i soliti liquidi nel contenitore, questi ripetè la cerimonia della sera in cui erano stati spiati dai ragazzi. Finito di bere e versato il rimanente liquido nel fuoco, il capo degli incappucciati proferì a gran voce:
- Satana ci ha finalmente fornito le indicazioni che volevamo. Il nostro tesoro è nascosto a dieci passi dall’ombra della punta di una delle frecce del tetto. Ora tocca a noi scoprire quale. Ringraziamo Satana per il suo aiuto. – 
E tutti gli incappucciati si alzarono gridando: - Satana! –

Il mattino seguente i sei ragazzi si trovavano ancora intrappolati nella rete, quando sentirono dei passi avvicinarsi. Erano Oscar e Flora che si stavano dirigendo verso lo chalet. I ragazzi gridarono per farsi sentire e Oscar, uno un primo attimo di sbigottimento, estrasse un temperino e tagliò la rete. Così i ragazzi riuscirono a liberarsi con l’aiuto dei due amici. Poi raccontarono ai due fratelli l’accaduto.
Maledizione, che stupidi siamo stati! – si rimproverò Davide. – Avremmo dovuto immaginare che si trattava di una trappola! –
Quando giunsero allo chalet il loro rammarico aumentò. Infatti l’abitazione era circondata da buche!
- Oh, no! – esclamò Marianna. – questa notte era sereno e c’era la luna! Non è difficile immaginare che queste buche distino dieci passi dall’ombra di ciascuna freccia del tetto! –
- Già. – confermò Mirko. – Questo vuol dire che qualcuno ci spia in continuazione e ha sentito la nostra conversazione di ieri sera. E ci hanno allontanato appositamente dallo chalet per scavare indisturbati. –
- Avranno sicuramente trovato il tesoro. – convenne tristemente Flora. 
- Magari no invece. – cercò di rincuorarla Carlotta.
- Adesso dobbiamo decidere il da farsi. – si riprese Davide. – Però è meglio rientrare in casa, così nessuno potrà sentirci. –
E così i ragazzi entrarono. 
- Sicuramente i colpevoli sono quei tipi della setta. – iniziò Marianna. – Ma mi chiedo come facevano a sapere del tesoro. Però non sapevano dove cercare prima di aver sentito i nostri discorsi.
- E’ vero. – confermò Mirko. – e secondo me la setta deve essere composta da abitanti del paese perché sono sempre qui intorno e conoscono tutti i nostri movimenti. –
- Sapete da dove proviene il tesoro? – chiese ad un tratto Davide rivolto ai due fratelli.
- No. – rispose Oscar. – Nostro padre non ce ne aveva mai parlato fino al giorno della sua morte. –
- Magari lo ha trovato a Edolo. – ipotizzò Flora. – ricordi che ha lavorato per un certo periodo in quella città? –
Il fratello annuì e così Davide intervenne: - e’ probabile che si andata proprio così. Mirko, tu ed io ci recheremo laggiù per alcune indagini. In quali anni vostro padre è stato a Edolo?
- Dal 1968 al 1972. – risposero I due fratelli. 
- Ok. – disse Mirko, ormai abituato ad effettuare ricerche di qualsiasi tipo.
E così i due ragazzi si avviarono in paese in compagnia degli altri che avevano il compito di investigare sulla setta. L’auto arrivò in paese e mentre Davide faceva rifornimento al distributore, i sei “addetti alla setta” si allontanarono. Il piano dei ragazzi era quello di radunare la setta quella notte stessa allo chalet facendo credere loro che le indicazioni per trovare il tesoro erano false e il vero tesoro ero nascosto altrove. E catturarli quindi con le mani nel sacco! –

XII

Così Oscar, Flora e i quattro amici passeggiarono per il paese raccontando a gran voce, sperando così di essere uditi da più persone possibile, che il loro padre aveva nascosto un tesoro in fondo al laghetto vicino allo chalet e che aveva lasciato false indicazioni sul fatto che esso si trovasse sotto terra, per beffare eventuali ladri. Con falsa ingenuità dissero anche di essere in attesa di una squadra di sub che sarebbe arrivata l’indomani per recuperare il tesoro. Infine affermarono di voler festeggiare il fortunato evento, trascorrendo la notte con i loro nuovi amici, a casa loro in paese. Così, terminata la prima parte del piano, si riunirono dalla nonna per informarla di tutto e per preparare gli abiti che sarebbero stati indossati quella sera per spaventare i paesani creduloni che componevano la setta.
Nel frattempo Davide e Mirko arrivarono a Edolo e Davide telefonò a casa di Oscar per sapere come procedeva il piano. Marianna assicurò che tutto andava bene, riappese il ricevitore e finì di mascherarsi.
- Quanti bei fantasmi! – esclamò sorridente la nonna alla comparsa dei sei ragazzi mascherata da spettri. – ci sarà da divertirsi questa notte! –
- Proprio così, nonna. – rispose Oscar. – Allora hai capito: tieni alto il volume dello stereo con la registrazione delle nostre risate. Poi, quando torneranno Davide e Mirko, falli mascherare e dì loro di raggiungerci allo chalet. Dopo di che avverti la polizia del Tonale che lo chalet sta bruciando. –
- Va bene ragazzi. Non preoccupatevi. Ma mi raccomando, voi fate attenzione. –
Così i ragazzi uscirono di soppiatto e, seguendo una scorciatoia attraverso il bosco, raggiunsero lo chalet e si nascosero all’interno aspettando il calar della sera. 
Intanto a Edolo, Mirko e Davide si diressero al magazzino di rottami dove un tempo aveva lavorato il padre di Oscar e Flora. Qui chiesero notizie dell’uomo, senza risultato, quando finalmente incontrarono il padrone. 
- Egidio Arcidiaco? Certo che lo conoscevo! Ha lavorato qui da me. – 
- Bene. – fece Davide. – Allora, forse, potete esserci di aiuto. 
Quindi i due fratelli si apprestarono a riempire di domande l’uomo.
Qualche tempo dopo Mirko e Davide erano già a bordo dell’auto sulla via del ritorno, soddisfatti del lavoro compiuto ed impazienti di raccontare le loro scoperte agli amici.
- Stanno già calando le prime ombre della sera. – fece Davide. – Sarà meglio sbrigarci, se vogliamo partecipare al piano. 
E l’auto sfrecciò verso il paese. Quando giunsero a casa della nonna di Oscar e Flora era già buio. 
- Forza ragazzi, prendete gli abiti, gli altri vi stanno aspettando allo chalet. – e la simpatica vecchietta consegnò loro i costumi.
Davide e Mirko ripartirono di corsa verso lo chalet, cercando di non essere visti da nessuno.
Intanto, nascosti nei pressi dello chalet, i giovani “fantasmi” osservavano l’arrivo della setta.
Il capo, dopo la solita cerimonia, annunciò solennemente: - Amici, questa volta Satana ci ha fornito un vero segno della sua riconoscenza. L’altra sera aveva solo messo alla prova la nostra fedeltà, per questo le indicazioni su dove trovare il tesoro si sono rivelate sbagliate e non abbiamo trovato nulla. Ora ci ha svelato dove è veramente nascosto, e cioè nel lago vicino allo chalet! Non ci resta che recuperarlo! –
Mentre tutti in coro osannavano il nome di Satana, i ragazzi sbucarono dai loro nascondigli urlando e spiccando nell’oscurità grazie a brillantini fosforescenti applicati sulle vesti bianche. Per alcuni istanti nessuno fiatò, ma all’avanzare di quelle strane apparizioni, circondate da fumo (grazie ai fumogeni che i ragazzi aveva trovato in soffitta), i membri della setta gridarono:  
- Questo posto è infestato sul serio! Scappiamo finchè siamo in tempo! – 
E a nulla valsero le intimazioni a fermarsi del loro capo. Velocemente gli uomini scomparvero nel buio del bosco, e nell’udire le sirene spiegate delle auto di polizia provenienti dalla città più vicina, si precipitarono verso di loro in cerca di protezione. Solo il capo si allontanò dalla parte opposta ma per fortuna si imbattè proprio in Davide e Mirko che l’immobilizzarono. 
- Avete già fatto tutto! – esclamò incredulo Davide rivolto agli amici, mentre la polizia, che era stata avvertita dalla nonna, si occupava dei membri della setta. 
- Già. – rispose sorridente Marianna. – Ma per fortuna siete arrivati in tempo per acciuffare il capo. –
- A proposito. Mi piacerebbe saper chi è! – e Carlotta si avvicinò all’uomo togliendogli il cappuccio. – Il benzinaio! – esclamò esterrefatta! – E’ lui il capo della setta! Chi l’avrebbe mai detto! –
- Noi! – annunciò solennemente Mirko. – L’ho abbiamo saputo questo pomeriggio. Comunque questa sera sono troppo stanco, vi racconteremo tutto domani. – 
Gli otto ragazzi guardarono le auto della polizia allontanarsi in silenzio, stanchi ma felici. Carlotta si guardava intorno sconsolata perché il tesoro non era ancora stato trovato, quando ad un tratto esclamò: - Ho capito! Ecco qual è la freccia di cui parla il messaggio! – 

XII

- Quale? – chiesero all’unisono gli amici. 
Carlotta intanto continuava imperterrita le sue considerazioni. 
- Come ho fatto a non pensarci prima? – E’ così semplice! –
- Ti spiacerebbe spiegarlo anche a noi? – la interruppe bruscamente Davide.
- Ma certo! Noi, come d’altronde anche i membri della setta, pensavamo fosse una delle frecce che circondano il tetto, ma quelle sono tutte grosse uguali. Mentre il messaggio parla di una freccia più grossa delle altre. – 
Gli amici l’ascoltavano con vivo interesse e Carlotta prosegui: - Ecco la freccia più grossa! – e indicò il tetto dello chalet. 
Ma io non vedo nessuna freccia. – esclamò Luca.
- Giusto, non c’è nessuna freccia, ma il tetto è a punta e l’ombra riflessa assume la forma di una freccia! – 
- E’ vero! esclamarono entusiasti gli altri. E così basterà contare dieci passi dalla punta e troveremo il tesoro! – concluse raggiante Flora. 
Subito Oscar, partendo dalla punta dell’ombra del tetto e compiuti i dieci fatidici passi si fermò: - E’ questo il punto! Qui dobbiamo scavare! – 
Davide porse una pala al ragazzo, una a Mirko e ne prese una per sé e tutti e tre iniziarono a scavare. Dopo un po’ Mirko esclamò: - Ho trovato qualcosa! Presto, aiutatemi a tirarlo fuori! –
I tre ragazzi sollevarono un piccolo scrigno e lo porsero agli altri. 
Flora lo aprì subito: - Gioielli! Sono gioielli! –
- Già. – continuò Mirko. – Sono i gioielli del Marchese Juanos!-
- E chi è ? – chiese subito Oscar.
- E’ una lunga storia, avrei voluto raccontarvela domani, ma lo farò ora. –
Il fratello annuì: - Andiamo dentro e sediamoci. – 
E così Mirko iniziò il racconto: - Oggi Davide ed io siamo stati al magazzino di rottami a Edolo, dove un tempo lavorava il padre di Oscar e Flora. Qui il proprietario ci ha raccontato che Egidio e altri operai, saputo dell’arrivo, per motivi di salute, del Marchese Juanos a Edolo, decisero di derubarlo dei suoi famosi gioielli, di cui parlavano tutti i giornali e da cui lui non si separava mai.  –
- Nostro padre era un ladro? – esclamò sconcertato Oscar. 
- Temo di sì, ma lasciatemi continuare. Allora questi cinque operai impiegarono settimane per ideare un piano ed infine, non si sa bene in che modo, riuscirono a rubarli e a sparire. Dividere la fetta in cinque, però, era poco conveniente, e così Egidio, pensando ai due figli piccoli che doveva crescere, decise di tenerlo tutto per sé e, una che i complici si furono addormentati nel loro rifugio, scappò. Sapeva, però, che prima o poi i complici lo avrebbero ritrovato, e allora nascose i gioielli in un luogo sicuro, dove sarebbe riuscito a prenderlo in seguito. Infatti i quattro operai trovarono Egidio e lo picchiarono, ma non riuscirono mai a scoprire dove erano nascosti i gioielli. Poi Egidio sparì e, come noi sappiamo, venne a viver qui dove già vivevano i due figli con la nonna. Furono La polizia di Edolo arrestò tre dei ladri, convinta che fossero gli unici membri della banda .E le ricerche finirono. Però i gioielli non furono mai ritrovati, e nessuno credette alla versione dei tre arrestati, e cioè che i gioielli li aveva nascosti un altro complice. Ma come vi ho detto i ladri erano cinque e così ne mancava uno e costui, con molta probabilità, aveva seguito Egidio, per cercare di scoprire dove fosse nascosti l tesoro. 
- La storia del furto e del tesoro era stata scritta da uno dei tre carcerati che prima di morire l’aveva spedita al suo vecchio datore di lavoro perché qualcuno conoscesse la verità – continuò Davide. – Il datore di lavoro sapeva che Egidio aveva due figli piccoli ed era senza moglie, e non se la sentì di denunciarlo. –
- Ma torniamo al quinto complice. – riprese Mirko. – Sapete come si chiamava? Tavebennu, ed ero originario della Sardegna. E’ stato proprio questo nome a farmi capire che si trattava del benzinaio del paese. Ora vi spiego: egli è il marito della proprietaria del negozio di commestibili. Avete notato l’insegna sopra il negozio che dice: “Alimentari Benvenuto”. Questo è il nome di due coniugi, nome che anagrammato viene Tavebennu, e cioè il ladro! –
- Per questo papà non ha mai potuto recuperare il tesoro. – esclamò Oscar. – In benzinaio lo tallonava! Ed è per questo che ci ha lasciato un messaggio da decifrare per ritrovare il tesoro. –
- Ora dovete decidere. – intervenne Davide, allungando con solennità le gambe sotto il tavolo. – O vi tenete i gioielli correndo il rischio di finire in carcere, o li riconsegnate alla famiglia del Marchese Juanos dicendo di averli recuperati e raccontando la verità. Sono certo che i nobili spagnoli apprezzerebbero la vostra onestà e vi ricompenserebbero profumatamente. –
- Sì faremo così. Meglio avere le mani pulite, vero Flora? –
La sorella annuì sorridendo: Non riusciremo mai a ringraziarvi abbastanza per quello che avete fatto per noi! –
- Sì, vi saremo debitori per sempre. – concluse Oscar.
- Scusate. – intervenne Deborah. – C’è una cosa che non ho capito. Chi erano gli altri componenti della setta? –
- Sicuramente si tratta degli altri uomini del paese. – chiarì Davide. – Tavebennu, probabilmente, li ha convinti a formare una setta demoniaca approfittando della loro ingenuità e promettendo loro che Satana gli avrebbe ricompensati della loro fedeltà facendogli trovare un tesoro. Logicamente si trattava di un trucco e, una volta trovato il tesoro, lui sarebbe scomparso. – 
- E anche i fantasmi sono una trovata della setta: in questo modo avrebbero tenuto lontane le loro donne e i forestieri dai luoghi delle loro riunioni. – concluse Marianna.
- Forza, ragazzi! – esortò Davide avvicinandosi alla porta. – Ora vi porto a casa da vostra nonna e poi tutti a dormire. Domani hanno inizio le vere vacanze di Natale! –
- Già! – annuì Carlotta ancora spaparanzata sul morbido divano.- E ce le siamo proprio meritate! -

1 commento:

  1. Io Paola Mirabelli dichiaro che il racconto Lo chalet dei fantasmi è frutto del mio ingegno, che ne detengo i diritti e ne autorizzo la pubblicazione sul blog www.http.giallodeiragazzi.blogspot.it

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